I percorsi di PMA si distinguono in base all’invasività della procedura applicata (tecniche di I, II e III livello) e in funzione dell’origine dei gameti in fecondazione omologa ed eterologa.
Si parla di fecondazione omologa quando i gameti femminili (gli ovociti) e i gameti maschili (gli spermatozoi) utilizzati per l’inseminazione provengono dalla coppia stessa che si sottopone al percorso di fecondazione assistita.
È importante che l’approccio al tipo di tecnica di fecondazione assistita sia graduale così da applicare quella più invasiva solo dopo aver accertato l’impossibilità o l’inutilità del tentativo di primo livello.
La tecnica di primo livello più comune è l’Inseminazione Intrauterina (IUI) in cui la fecondazione avviene in maniera naturale all’interno del corpo della donna. Un campione di liquido seminale viene introdotto nella cavità uterina per aumentare il numero di spermatozoi nel tratto genitale superiore. La IUI bypassa i fattori cervicali e vaginali che impediscono l’ingresso dello sperma nell’utero ed è indicata nei casi con parametri seminali borderline perché può compensare l’infertilità dovuta al fattore maschile.
La fecondazione in vitro omologa è, invece, una tecnica di secondo livello che prevede la fecondazione “in vitro” degli ovociti con gli spermatozoi.
Dopo aver stimolato la crescita di più ovociti attraverso l’utilizzo di farmaci, i follicoli vengono monitorati mediante esami ecografici e, quando raggiungono la dimensione appropriata, vengono recuperati (pick-up). Lo step successivo è quello della ICSI (Iniezione Intra-Citoplasmatica di Spermatozoi), ovvero dell’inseminazione: un singolo spermatozoo opportunamente selezionato viene iniettato all’interno di un singolo ovocita maturo e idoneo. Una volta osservata l’avvenuta fecondazione (dopo circa 16-18 ore dalla ICSI), gli embrioni risultanti vengono mantenuti in coltura per 5-6 giorni (stadio di blastocisti) e successivamente trasferiti in utero (fase del transfer a fresco) oppure congelati per essere utilizzati in un secondo momento (fase del transfer di embrioni congelati).
Dal 2014 in Italia è possibile fare un’inseminazione utilizzando gameti (cioè spermatozoi e ovociti) donati.
Questa tecnica aiuta le coppie che hanno un problema di fertilità (a tutti gli effetti riconosciuto come patologia dall’OMS) dovuto all’assenza di ovociti o spermatozoi. Per la fecondazione vengono utilizzati gameti (ovociti e spermatozoi) ottenuti da un donatore esterno alla coppia. Avere la possibilità di svolgere questa tecnica in Italia ha significato, per tutte le coppie che vivono tale problematica, potersi curare a casa propria, evitando faticosi e costosi viaggi all’estero.
Il congelamento degli ovociti, tecnica idonea a preservare la fertilità per motivi che non riguardano cure chemioterapiche o l’avvento di patologie all’apparato riproduttivo, è detta comunemente “social freezing”.
È utile alle donne che, per motivi personali, posticipano la ricerca di una gravidanza e consiste nel congelamento dei propri ovociti a bassissime temperature. La procedura consente alla donna di congelare la propria fertilità e di pianificare la gravidanza più avanti nel tempo, compatibilmente con il suo vissuto, senza permettere all’età biologica di danneggiare la qualità ovocitaria.